Antonio Rosmini è stato proclamato beato nella Novara alla cui diocesi appartiene la "sua" Stresa, dove il rovetano si spense. Nei giorni e mesi che hanno preceduto la proclamazione si è molto parlato di questa figura : molto si è scritto.
Non pretendo di aver letto tutto ciò che è stato scritto o ascoltato tutto quello che è stato detto. Ma sono rimasta dolorosamente sorpresa di non aver trovato leggendo o ascoltando un nome che pure è indissolubilmente legato a quello di Rosmini, quello di Michele Federico Sciacca.
Sono passati quasi quarant'anni da quel 1968 in cui i fatti di Praga fecero tramontare l'idea del Congresso mondiale in onore di A. Rosmini che avrebbe dovuto aver luogo a Vienna, fortemente voluto da Sciacca che veniva, in quegli anni, considerato il massimo rosminiano vivente; sono passati poco più di trent'anni dal 24 febbraio 1975, giorno della morte del pensatore siciliano. E sono stati sufficienti perché il suo nome fosse così dimenticato?
Io sono stata sua allieva a Genova e ne venero la memoria : da lui ho imparato a conoscere la grandezza di questo esponente del pensiero italiano dell'800 (e ad amare Platone, Agostino, Pascal, Kierkegaard, Unamuno, Pirandello, Dostoevskij, G. Marcel, per citare solo alcuni degli autori oggetto di studio da parte di Sciacca).
Secondo Franco Percivale, tra i più validi collaboratori del Professore, a Sciacca si deve "un approfondimento di temi rosminiani [...] che ne rivendica, con interpretazione ortodossa, [...] i valori di fondo nella loro integralità che [...] è soprattutto ontologica, metafisica, morale [...]. Il rilancio del pensiero rosminiano, di cui va fatto merito allo Sciacca, ebbe inizio con la pubblicazione di La filosofia morale di A. Rosmini [...], Napoli, Perella 1938 [...] libro il quale ebbe vastissimo successo di critica. Era l'inizio di una nuova fase del rosminianesimo destinata a fecondi sviluppi ...*. (F. PERCIVALE, L'ascesa naturale a Dio nella filosofia di Rosmini, Città Nuova Editrice, Roma, 1977, p. 115 alla nota 174)
Percivale ricorda altresì come, dopo le fatiche della "Cattedra Rosmini" di Stresa del 1974, mentre si preparava a presiedere il Convegno della "Società rosminiana" che doveva svolgersi nel gennaio 1975, il Professore sia rimasto vittima della malattia che doveva portarlo alla morte.
Secondo lo studioso ligure a Sciacca va inoltre il merito di "aver richiamato l'attenzione sulla necessità di 'fare i conti' con il Rosmini integrale per recuperare, all'interno della filosofia moderna, quei valori [...] costituzionali per l'uomo in quanto tale, che [...] attendevano di essere riscoperti come valida risposta alle istanze e ai problemi dell'uomo moderno". (F PERCIVALE, op. cit., p. 114)
Mi ricollego a quanto dice Percivale a proposito dell'integralità dei valori di fondo dei temi rosminiani che è soprattutto ontologica, metafisica, morale, per deplorare che, nel presentare la figura di A. Rosmini, si sia puntato quasi esclusivamente sugli aspetti politici del suo pensiero : il Rosmini, per intenderci, de Le cinque piaghe della Chiesa. Mi permetto di dissentire : non credo sia giusto vedere in Rosmini un esponente del "cattolicesimo liberale"; questa corrente politica ha una fisionomia precisa : poco presente in Italia, ebbe la sua diffusione prevalentemente in Francia (con il Lammenais dell'ultimo periodo, per es.) e in Belgio (dove ebbe un ruolo importante nella rivoluzione del 1830). Altro è dire che Rosmini fu un cattolico liberale, altro dire che fu un cattolico che accolse alcune tematiche liberali (prevalentemente quelle che lo stesso liberalismo, con sua buona pace, mutuò proprio dal Cristianesimo).
Ma non si tratta solo di questo. Nelle pagine che ho letto su organi di stampa cattolici, Jesus, 30giorni, Avvenire, rimane scarsamente evidenziato il fulcro del pensiero di Rosmini che è la sua metafisica : il recupero, in pieno kantismo, del senso dell'essere, smarrito dal pensiero moderno, con relativo approdo al soggettivismo e relativismo.
Con Rosmini vengono riaffermate la metafisica come scienza e l'oggettività della verità : da Agostino attraverso Tommaso fino a Rosmini. Prima che pensatore politico Rosmini fu dunque metafisico, filosofo morale, filosofo dell'educazione.
Francesco Cossiga su 30giorni evidenzia "una base rocciosa ed estesa [...], l'idea semplice, ma universalissima dell'essere cui Rosmini si rifà in filosofia, in teologia, in morale, in politica, nel diritto".
Questo di Cossiga, l'intervento che rende forse più giustizia alla grandezza di Rosmini : e non a caso l'unico in cui compare, sia pure soltanto in parentesi, il nome di Michele Federico Sciacca.....questo sconosciuto.
Cossiga ricorda infatti l'espressione "summa totius cristianitatis", paragone usato da Sciacca per esprimere la vastità dell'eredità di cultura umana e cristiana lasciata da Rosmini "un pensiero enciclopedico impressionante". E il fine cui tende con questa sua produzione è "condurre gli uomini alla religione mediante la ragione [...] bisogno dei tempi che [...] oggi acquista un sapore profetico", come conferma Benedetto XVI che all'Angelus del 18 novembre indica in questa riconciliazione della ragione con la fede quello che si potrebbe dire il carisma di Rosmini.
Concludo riportando alcune righe di M.F. Sciacca stesso :" il Rosmini è il pensatore che, più di ogni altro, non solo ha influito sulla mia formazione intellettale, ma anche mi è stato e mi è Maestro [...]" . (M.F. SCIACCA, Premessa a Interpretazioni rosminiane, Marzorati, Milano, 1963).
Suor Francesca